Bambini
9:34 pm, 24 Marzo 16 calendario

Cresce una generazione che conosce solo la guerra

Di: Redazione Metronews
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ROMA Quanto dureranno da una parte la lotta al terrorismo, dall’altra la fuga dei profughi? Se guardiamo a come stiamo crescendo un’intera generazione di bambini c’è da arrossire per il presente e da essere preoccupati per il futuro. L’Unicef ha rivelato che 87 milioni di bambini sotto i 7 anni hanno conosciuto solo la guerra. Questi piccoli hanno vissuto la loro intera vita in zone di conflitto. Con conseguenti stenti, pericolo di vita, mancanza di istruzione. E  mettendo a rischio anche il loro sviluppo cerebrale. 
Durante i primi 7 anni di vita – ricorda l’Unicef che ha lanciato la campagna “Aiuta i bambini in pericolo” con kit d’emergenza nelle aree di conflitto- il cervello di un bambino riesce ad attivare 1.000 cellule cerebrali ogni secondo. Ognuno di questi neuroni si connette ad altri 10.000 neuroni migliaia di volte al secondo. Le connessioni cerebrali sono come mattoni per il futuro dei bambini, influenzano la loro salute, il loro benessere emotivo e le loro abilità per l’apprendimento.
I bambini che vivono in aree di conflitto sono spesso esposti a traumi estremi e per questo rischiano di vivere in uno stato di forte stress, condizione che inibisce le connessioni nel cervello con significative conseguenze sul loro sviluppo cognitivo, sociale e fisico. Traumi che certo possono sfociare anche nella riproposizione da adulti dei comportamenti conosciuti da piccoli: vale a dire odio, violenza e guerra.  
I dati Unicef mostrano che a livello globale 1 bambino su 11 con meno di 6 anni cresce in situazioni di conflitto e il suo cervello si sviluppa in queste condizioni. «I conflitti – ha spiegato Pia Britto, Responsabile Unicef per lo Sviluppo della Prima Infanzia – tolgono ai bambini sicurezza, famiglie, amici, giochi, normalità. Tutte cose che fanno parte dell’infanzia che dà a un bambino la possibilità di svilupparsi pienamente e di imparare, che consente loro di contribuire all’economie e alla società e di costruire comunità forti e sicure dove possano diventare adulti». 
La mappa dei conflitti
Per capire l’impatto del problema, basta dare un’occhiata alla carta geografica. A partire dai territori a noi più vicini. La Libia e la Siria vivono feroci guerre civili dal 2011. Milioni di bambini sono coinvolti in violenze, mancanza di istruzione, fuga per la sopravvivenza. In Afghanistan lo stato di guerra non risale solo al 2001, ma va indietro fino alla guerra civile che portò all’affermazione dei talebani e prima ancora all’invasione sovietica. Così anche in Iraq il caos è diffuso dal 2003, ma già gli anni di Saddam erano stati anni di guerra con Iran e curdi oltre che di repressione. La Somalia non ha trovato pace dalla caduta del regime nel 1991. In Africa sono molti i Paesi in cui da anni spadroneggia la guerra, che spesso coinvolge i piccoli anche come soldati: il Sudan e il Sudan del Sud, il Ciad, il Congo, la Nigeria e diverse altre aree. E vale anche per alcune zone americane, la Colombia e in altro modo alcune regioni del Messico, ad esempio. Ma i conflitti monitorati nel mondo sono decine. Alcuni durano da tantissimo, altri sono più recenti ma la fine non si vede né prevede. Pensiamo all’Ucraina, nel cuore d’Europa. E quello della guerra è l’unico modello offerto ai giovani neuroni dei bimbi.
OSVALDO BALDACCI

24 Marzo 2016
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