Nigeriane rese schiave con botte e riti voodoo
GIUSTIZIA Un gallo sgozzato sanciva la promessa di totale sottomissione a “Madame” e l’impegno a ripianare il debito di 70 mila euro contratto con lei che prometteva un lavoro da parrucchiera a Milano. Per poi ritrovarsi costrette a prostituirsi, prigioniere di quella stessa “Madame”, di suo marito, dei suoi due “assistenti” e del voodoo.
È ciò che hanno vissuto almeno 9 giovani nigeriane (ma potrebbero essere molte di più) vittime della rete criminale stroncata dalla Polizia dopo un anno di indagini. Quattro gli arrestati dell’organizzazione attiva tra Italia e Nigeria e capeggiata da una 27enne, colei che per gli agenti costringeva le ragazze a prostituirsi sulla S.p. 40, tenendole imprigionate a San Donato Milanese.
Gli arrestati sono accusati di tratta di esseri umani e sfruttamento della prostituzione, mentre Madam dovrà rispondere anche di riduzione in schiavitù: rischia fino a 30 anni di carcere. Mentre la 27enne viveva negli agi, le ragazze erano stipate in un appartamento fatiscente.
Per costringere le vittime a prostituirsi, i criminali oltre ai ricatti le sottomettevano psicologicamente col rito “ju-ju”, che prevede lo sgozzamento di un gallo suggello dell’impegno ad estinguere il debito contratto.
Una volta arrivate in Italia, attraversando il deserto del Niger e poi a bordo di barconi libici, le vittime dovevano inoltre versare 200 euro al giorno per “affittare” la zona di prostituzione, 250 euro al mese per il posto letto, altri 250 per i pasti. Per saldare il debito le vittime si prostituivano anche per 19 ore di fila. METRO
© RIPRODUZIONE RISERVATA