La ricetta di Bergoglio
È volere la luna? Il Papa chiede terra, casa e lavoro per tutti. Applausi e sì convinti con la testa da parte dei potenti. Le stesse idee le mise in lavorazione Marx più di 100 anni fa. È un mondo affascinante che vanta un solo tentativo di imitazione, realizzato dal comunismo dei Paesi dell’Europa dell’Est. Guai se, oggi, prevale l’illusione della politica (e dei partiti) di aver trovato il leader e il programma. Il Papa, appunto. Addirittura, qualcuno, tra le bizzarrie, ha candidato il Pontefice a Presidente del Mondo. È una debolezza che lascerebbe campo libero al pensiero (unico) papale, mix tra conformismo e spiritualità, non utile alla politica chiamata a fare un altro mestiere, scegliere e decidere. La differenza tra il Papa e la politica sta qui. Il Papa può evidenziare le storture ma non entra nelle soluzioni, nelle preferenze tra un sistema economico-politico e l’altro. Anche se Bergoglio, per la verità, questo muro l’ha infranto con l’enciclica Laudato si’ proponendo al mondo la via ambientalista (il dettaglio del testo e le soluzioni prospettate non lasciano dubbi). È un Papa comunista, Bergoglio? Quando la storia ha archiviato, per sempre, il comunismo (quello cinese è un camouflage), il Papa propone idee etichettate come comuniste. Ma il Papa predica la natura del Vangelo: basta leggerlo quel libro. Semmai il comunismo viene un bel po’ di tempo dopo convinto di costruire ‘il mondo dei sogni’, una società giusta e uguale. Sono mancati poi all’appello della storia la libertà, soglie di vita dignitose e, soprattutto, la benzina delle società complesse: la competizione, il mercato, l’opportunità di arricchirsi. Lo stesso sistema cooperativo non è una alternativa che ha funzionato: alla fine i soci invece di lavorare per sé stessi hanno lavorato per un ‘padrone’. . .
Q uesto pistolotto per dire che il messaggio del Papa – terra casa e lavoro per tutti – può essere raccolto solo dal capitalismo che malgrado i su e giù rimane l’unica casa in grado di realizzare e cercare (una terza via?) una ricetta per uscire dalle crisi accrescendo la platea di coloro che staranno meglio. La vittoria dei separatisti in Catalogna ci dice che non ce n’è per chi sta peggio. Chi sta bene vuole tutto per sé e non pensa di condividere e aiutare chi non ce la fa. Ma la risposta non sono le vaghezze politiche naif alla Corbyn, il neo leader strambo dei laburisti inglesi o i fumi intellettuali dell’economista, neocomunista, francese Piketty. Quando la politica ri-cade nella convinzione che è possibile un mondo più giusto, basta che ci pensi lo Stato, l’insuccesso è assicurato.
MAURIZIO GUANDALINI
Economista e giornalista
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