Ben venga il dislike di Zuckemberg

Si chiama così il tasto che Zuckemberg ha progettato e che tra poco sarà inserito sul social dei social. Al contrario di quanto si possa pensare, la possibilità di mettere un dislike su Facebook non sarà democratica, in quanto gli utenti potranno esprimere questo giudizio riprovevole solo su alcuni post. L’etimologia della parola, infatti, parla chiaro. Ha una forte accezione negativa, enfatizza lo sprezzo per qualcosa o qualcuno.
Guardando la questione da un altro punto di vista si comprende agevolmente come eventi cruenti o disdicevoli, pubblicati on line, raccoglieranno una marea di disdice. Ciò non farà altro che enfatizzarli, spingendo l’asticella del pubblicabile sempre più in alto. Un vero bingo per il creatore di Faccialibro.
La foto del canile lager di turno avrà centinaia di dislike. Perché oscurarla? E, spingendosi oltre, perché togliere dalla vista il video di una decapitazione, se serve a rendere edotto il mondo sulle prodezze dell’IS? Facebook – con questa trovata – rafforza il suo potenziale, immenso e universale, mentre il suo amministratore delegato dichiara che la scelta di inserire questo nuovo tasto è stata fortemente voluto dagli utenti del social. In realtà la disapprovazione non fa che rafforzare il potere comunicativo del network più usato al mondo. Insomma tutto fa notizia, purché se ne parli. La rete, di primo acchito, ha posto grandissima attenzione alla novità, tanto che su Twitter #dislike appare in vetta alle tendenze di ricerca. Gli utenti sembrano però non aver ben capito le sfumature legate all’utilizzo, scatenandosi in commenti, talvolta piccati, pieni di ira contro l’ex o il nemico di turno. Una cosa è certa: il significato del non mi piace è certamente positivo e aggregativo. Non cambierà granché. Nessun pericolo di essere stalkerati o – per gli adolescenti – di essere vittima di bullismo.