Maurizio Guandalini
8:19 pm, 15 Giugno 15 calendario

Siamo il Paese del pressapochismo

Di: Redazione Metronews
condividi

Il caos profughi e la violenza sui treni sono la faccia della stessa medaglia, così ci suggerisce la vecchia maniera nel dire le cose come stanno. Non c’è ordine. Sfilacciamento delle strutture portanti. Allargamento delle maglie. Cedimenti. Cecilia Strada, di Emergency, ha postato su facebook: «Risposta collettiva per tutti quelli che “perché non ospiti profughi a casa tua, eh?” E perché dovrei? Vivo in una società e pago le tasse». È lo Stato che deve evitare la Milano dei bivacchi alla Stazione. Capiamo l’emergenza, meno l’improvvisazione.  Qui non sono da fare le prediche terzomondiste o neocatecumenali. E nemmeno il giochetto del  ‘fantasmino’ saldo di stagione: se non ospiti ti do l’incentivo, se  ospiti il migrante ti raddoppio lo stanziamento. Da quando lo Stato sa e non ha provveduto? L’incapacità di gestire una emergenza – che si somma alle altre, diffuse, fino ai colpi di machete contro il controllore dei treni che aveva chiesto a 5 sudamericani di vedere il biglietto -, è il sintomo di un Paese  smarrito.  La sicurezza sui treni non è da adesso, basta mettere piede su un treno regionale per provare la violenza delle bande giovanili.  E i profughi?  Facciano i prefetti, hanno risposto da Roma.  È come se negli Stati Uniti lasciassero gestire la guerra in Afghanistan al Sindaco di New York, supplente del comandante in capo Obama. Possibile un pressapochismo del genere? Possibile che ai bivacchi si risponda facendo la morale sull’accoglienza? Ma lo Stato deve risolvere i problemi, per la morale, se credo, vado in Chiesa.  E l’Onu? Bank Ki-moon quando venne in Italia disse: solo accoglienza.  L’Europa? Fa la stupidina e si rende ancora più antipatica e distante di quella che è.
La Grecia, praticamente la nostra Lombardia, è al centro dell’attenzione da mesi: si muovono, in day hospital, la Merkel, Hollande, Juncker, il Fondo Monetario. Ecco, vorremmo, noi Italia, un decimo dell’attenzione riservata  agli ellenici. Se ci pensate un attimo lo spettacolo dell’Unione, e dei paesi che ci girano intorno, è stato penoso su un tema che chiede soluzione proprio dall’Unione e non dai singoli paesi. Cioè è il motivo stesso che sostanzia l’esistenza della Comunità.   Al  controllore, ferito, di Trenord, alla gente che reclama soluzioni per i migranti, ai cittadini che chiedono sicurezza e pulizia, non si può rispondere «cose che capitano». Che razza di atteggiamento è questo ‘cose che capitano’? Capitano, soltanto perché questo Paese, è pieno di gente che quando queste cose capitano dice: sono cose che capitano!
MAURIZIO GUANDALINI

15 Giugno 2015
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il giornale
Più letto del mondo