Matteo grandi
5:40 pm, 11 Giugno 15 calendario

Caro Umberto Eco attenzione alla censura

Di: Redazione Metronews
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Santissimo Maestro Umberto Eco,
Le scrivo questa mia utilizzando un media tradizionale e un supporto cartaceo sperando di farLe cosa gradita e di poter ricevere così il privilegio della Sua attenzione, avendo Ella ricordato giustappunto ieri che, come diceva il suo collega Hegel, “la lettura del giornale è la preghiera quotidiana dell’uomo moderno”. 
Da uomo contemporaneo, quale mio malgrado mi trovo a essere, rivolgo a Lei, uomo moderno, queste poche righe in quanto sono stato invero assai colpito dalle Sue parole di fuoco palesemente avverse al web. Trovandosi a ricevere una laurea honoris causa in comunicazione all’Università di Torino, Ella si è lasciata andare a un irruento anatema contro i social network (luoghi impalpabili e virtuali in cui si muoverebbero a Suo dire branchi di imbecilli, che su siffatto porto franco godrebbero della più sfacciata delle libertà: quella di parola).
Mi permetto di citarLa testualmente: “i social consentono alle persone di restare in contatto tra loro, ma danno anche diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano al bar dopo un bicchiere di vino e ora hanno lo stesso diritto di parola dei Premi Nobel”. Trasecolo con Lei Maestro – che ho sempre guardato con gli occhi con cui Adso da Melk ammirava il suo Guglielmo da Baskerville -, al pensiero che agli idioti, ai frequentatori dei bar e all’illetterata plebe venga concessa libertà d’espressione. Mi permetto però di ricordarLe che la libertà d’espressione è tale proprio perché sfugge al bavaglio dell’intellettuale o del politico di turno.
Mi imbatto anch’io, quotidianamente, in pensieri che non condivido. Oggi, per esempio, mi sono imbattuto in quello di un emerito scrittore che, fra le righe, invoca la censura. Eppure prima di sbraitare contro il diritto di parola, prendo atto che, nel bene o nel male, nulla arricchisce quanto la diversità. Trovandomi a ringraziare ogni giorno centinaia di imbecilli, senza i quali non esisterebbero scambio, dialettica e confronto. Ma forse sono solo imbecille quanto loro.
MATTEO GRANDI
PS Si fa spesso confusione fra libertà di parola e derive dei social network, dimenticando che la libertà di parola non è figlia dei social ma dell’articolo 21 della Costituzione. E che molto, poi, rispetto alla circolazione del messaggio, dipende dalla platea d’ascolto che si ha di fronte. In fondo può capitare di avere più orecchie puntate addosso al bar che sul web. Un Nobel avrà sempre una platea d’ascolto superiore all’ultimo degli utenti Facebook, se è di questo che stiamo parlando. Il dramma è che spesso ad amplificare la voce dei “cretini” sono proprio i media tradizionali, che li vanno a pescare al bar o per strada.
 

11 Giugno 2015
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