Alessia Chinellato
5:00 pm, 25 Maggio 15 calendario

Irlanda, un esempio da seguire?

Di: Redazione Metronews
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È ufficiale: l’Irlanda è il primo Paese che legalizza, attraverso una consultazione popolare, il matrimonio tra persone dello stesso sesso.  Una vera e propria rivoluzione sociale, sebbene questa opzione sia già praticabile in Europa in altri Paesi – alcuni dei quali cattolicissimi – come Spagna e Portogallo, perchè operata attraverso una consultazione popolare. La vittoria è stata di misura (oltre il 62%) risultato impensabile e contraddittorio in uno Stato dove l’aborto, al contrario, è previsto solo in caso di grave pericolo per la vita della madre.  
Nunzio Galantino, il Segretario nazionale della Cei, Conferenza Episcopale Italiana, in un’ intervista, ha richiamato al confronto, alla vera essenza della famiglia, che sta nell’unione tra l’uomo e la donna. Ha affermato che le famiglie cosiddette “costituzionali” non esistono più. C’è la tendenza a farle apparire come l’eccezione e non la regola. Perché la Chiesa continui ad esistere deve trasformarsi, adattandosi ai cambiamenti epocali che sono venuti alla luce, pur esistendo da tempo, in una società ormai liquida, aperta, secolarizzata. Papa Bergoglio sta viaggiando su questo binario da due anni a velocità sostenuta, con le opportune accortezze del caso.
E in Italia? Comunque la si pensi, si dovrebbe legiferare su molti temi sensibili: dall’eutanasia, all’obiezione di coscienza nel praticare l’aborto, alla fecondazione assistita, alla legalizzazione delle unioni tra persone dello stesso sesso.
Quanti rimpalli, quante lotte, quanti tweet dovremmo veder scorrere sulla timeline dei vari politici, attaccandosi ai cavilli della reversibilità delle pensioni, alla possibilità di adottare dei figli o a soliloqui sull’etimologia del termine matrimonio? Per chi non lo sapesse ancora, intanto, il 26 maggio entrerà in vigore la Legge numero 55/2015 sul divorzio lampo, che permetterà di dirsi addio in soli sei mesi se la separazione è consensuale, un anno se è giudiziale. Una finezza: i sei mesi decorrono dalla data della sottoscrizione dell’accordo e non dall’omologa; ciò farà ritrovare molti praticamente già quasi divorziati al momento della presentazione davanti al giudice per il tentativo di conciliazione. E, su questo, non ci piove.
 
ALESSIA CHINELLATO
giornalista
 

25 Maggio 2015
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