Arte
7:01 pm, 4 Maggio 15 calendario

Alla Biennale di Venezia tutti i futuri del mondo

Di: Redazione Metronews
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VENEZIA Tutti i futuri del mondo. È questo il titolo prescelto per la 56esima esposizione internazionale d’arte della Biennale di Venezia che apre i battenti il 9 maggio ai Giardini e all’Arsenale. All the world’s futures, diretta da Okwui Enwezor e presieduta da Paolo Baratta, pone al centro della riflessione artistica la contemporaneità e le sue contraddizioni, i conflitti che sembrano volgere all’indietro le ruote della storia. «Oggi il mondo ci appare attraversato da gravi fratture e lacerazioni – dichiara il presidente – nonostante i colossali progressi nelle conoscenze e nelle tecnologie viviamo una sorta di “age of anxiety”. Si vuol quindi indagare in che modo le tensioni del mondo esterno sollecitano le sensibilità, le energie vitali ed espressive degli artisti, i loro desideri, i loro moti dell’animo. La Biennale ha chiamato Enwezor anche per la sua particolare sensibilità a questi aspetti». Oltre al direttore, prosegue Baratta, «sono stati chiamati 136 artisti – una ventina gli italiani, la gran parte nel padiglione nazionale curato da Vincenzo Trione – dei quali 88 presenti per la prima volta, provenienti da 53 paesi, e molti da varie aree geografiche che ci ostiniamo a chiamare periferiche. Delle opere esposte, 159 sono nuovi lavori ».
Nato a Calabar, in Nigeria, nel 1963, e trasferitosi negli Stati Uniti nei primi anni ’80, Enwezor è l’uomo giusto al posto adatto per capire dove stiamo andando, o come ci siamo arenati, gettando nuova luce sui patemi e le contraddizioni dell’oggi. «Cento anni dopo i primi colpi sparati nella prima guerra mondiale nel 1914 – dichiara – e 75 anni dopo l’inizio della seconda nel 1939, il panorama appare di nuovo in frantumi e nel caos, segnato da un violento tumulto, terrorizzato dalla crisi economica, da una confusione virale, dalla politica secessionista e da una catastrofe umanitaria che si consuma nei mari, nei deserti e  nelle regioni di confine, mentre immigrati, rifugiati e popoli disperati cercano rifugio in terre apparentemente più ricche e tranquille. Passando in rassegna questi importanti eventi con lo sguardo di chi vive la presente inquietudine che pervade la nostra epoca – prosegue il direttore – ci si sente come convocati dall’Angelus Novus, il dipinto di Paul Klee. “L’angelo della storia” ai cui piedi si accumulano, sempre più alte, le macerie della distruzione moderna, secondo l’immagine vivida che ne dà Walter Benjamin. E questo non tanto per ciò che il dipinto contiene e rappresenta, quanto perché ci porta a riflettere come il mondo dell’arte possa stimolarci a vedere più lontano, oltre la prosaica apparenza delle cose».
Tra le 89 partecipazioni nazionali negli storici padiglioni e nel centro storico, sono 5 i paesi presenti per la prima volta a Venezia: Grenada, Mauritius, Mongolia, Mozambico e Seychelles, mentre Ecuador, Filippine e Guatemala partecipano quest’anno dopo una lunga assenza. Anche quest’anno è presente il Vaticano, con una mostra allestita nelle sale d’armi, mentre il padiglione Venezia vedrà 9 storie venete raccontare l’evolversi dell’arte del fare, da artigianato a vera e propria arte. Sono 44, infine, gli eventi collaterali che fino al 22 novembre avranno luogo nelle calli e fondamenta della città. Info www.labiennale.org. 
MAURIZIO ZUCCARI
 

4 Maggio 2015
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