Giampaolo Cerri
8:00 pm, 9 Aprile 15 calendario

La buona scuola e il bau bau della chiamata diretta

Di: Redazione Metronews
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Bei volti di maestre emiliane che canzonano la #buonascuola, nel senso della riforma governativa dell’istruzione. Usando ironia, mettendoci la faccia come dice spesso lo stesso premier che è indirettamente il loro bersaglio polemico. La protesta via Facebook con tanto di foto di alcune insegnanti del Bolognese fa il paio coi professori a lezione per strada dei tempi di Letizia Moratti, o coi ricercatori sui tetti dell’epoca di Mariastella Gelmini.
Però, oggi come allora, chi legge ha l’obbligo di guardare dentro alle manifestazioni colorate e istintivamente condivisibili. A cominciare dalle parole d’ordine di queste mobilitazioni, le stesse da oltre 10 anni. Ci si batte contro la privatizzazione della scuola e la sua riduzione ad azienda.
Ma qualcuno le ha viste queste derive della pubblica istruzione? Nell’ultimo decennio le scuole sono diventate succursali di qualche multinazionale? I nostri figli vanno fra i banchi timbrando il cartellino? Hanno un capoufficio a controllarne la produttività, invece di un maestro?
No, in tutti questi anni si è assistito, semmai, alla riduzione delle risorse. Quella che non è cambiata è la chiusura stagna di ogni scuola al territorio circostante, ignorando le realtà produttive che lo popolano, salvo lamentarsi tutti della formazione troppo teorica dei nostri istituti secondari.
E non sono mutate le carriere dei docenti, basate su titoli, cominciano coi concorsoni e proseguono per anzianità, e pazienza se le lagnanza sugli insegnanti incompetenti e inamovibili è diventata un sempre verde di ogni cronaca locale, accanto alla notizia dello scippo o delle multe.
Il nuovo bau bau oggi è il preside chiamato a reclutare in un elenco di abilitati all’insegnamento. Nella scuola degli automatismi, stipendiali, curriculari, educativi, una scintilla di innovazione: l’esercizio della responsabilità. Scegliere i migliori, i più adeguati a un certo compito, gli idonei a un incarico.
A chi fa paura e, soprattutto, perché?
GIAMPAOLO CERRI
Giornalista

9 Aprile 2015
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