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3:52 pm, 24 Marzo 15 calendario

Differenza di genere questa sconosciuta

Di: Redazione Metronews
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Lunedì mattina sono entrata in una classe di 10 ragazzi e 9 ragazze e ho detto: «Buongiorno a tutti e a tutte». La classe intera ha risposto “Buongiorno”, non nascondendo le ragazze, un certo sorriso imbarazzato. Martedì, in una classe con 3 ragazzi e 16 ragazze ho detto: «Buongiorno a tutte”. Le ragazze si sono di nuovo imbarazzate e i ragazzi, risentiti, hanno chiesto: «E noi, prof?». «Avete ragione, questo saluto non vi comprendeva. Avete pensato che le vostre compagne di classe vivono tutti i giorni questa situazione?».
È stata proprio una studentessa a dire: «La parola ‘tutti’ include anche noi ragazze».  «Certamente, secondo il senso comune sì. Ora vogliamo interrogarci su cosa è il senso comune, e se è uguale in tutte le culture? Cos’è questo maschile che diventa neutro e include tutti? Perché non ci sono quasi donne nei programmi scolastici? È frutto di un’assenza o c’è stata una rimozione?”.
A differenza di quanto accade in tutti i paesi europei, dal Regno Unito all’Ungheria, l’istituzionalizzazione degli Studi di genere nelle università italiane ha subito una battuta d’arresto già negli ultimi anni ’90. Chi studia oggi in Italia per diventare insegnante non entra mai in contatto con questioni considerate altrove ineludibili per conseguire un sapere in grado di contestualizzare ogni prodotto culturale dal punto di vista storico, geografico, etnico, sessuale, sociale e religioso.
In Italia la questione è diventata invece politica, come se insegnare la diversità fosse di per sé una scelta (scandalosa) e non un dovere. Le istituzioni italiane non hanno ancora registrato nel discorso pubblico l’apparizione sulla scena di un nuovo soggetto collettivo: le donne. Anzi, molte di loro quando arrivano ai massimi livelli delle professioni preferiscono essere nominate al maschile. Soltanto includendo in tutte le discipline  un approccio programmatico alle differenze e promuovendo una sensibilità che sa decostruire quegli stereotipi che considerano come naturali dei dati culturali, si potrà incidere su una mentalità che ai livelli più estremi porta al femminicidio, a forme di bullismo e transomofobia.
CATERINA VENTURINI

24 Marzo 2015
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