E se la scuola fosse solo una scusa?
Il Primo ministro ha detto che entro il mese di febbraio si passerà alla “fase 2” del progetto di riforma scolastico. La “fase 1” era l’ascolto e la discussione sul documento presentato dopo l’estate, la fin troppo celebre Buona Scuola. Ora, tralasciamo il fatto che i partecipanti alla tavola rotonda virtuale non sono stati una gran massa (come ha riconosciuto lo stesso Renzi); che l’ascolto finora è stato solo sbandierato, visto che non si capisce dov’è che sarebbe cambiato il progetto (eccetto il saggio dietrofront sull’eliminazione degli scatti di anzianità dei docenti); che non è per niente chiaro il modo in cui Renzi vorrà procedere. Lasciamo da parte tutto questo. Il dubbio che mi sorge è che il Premier utilizzi la scuola, meglio sarebbe dire “gli slogan sulla scuola”, per mettere pezze a problemi politici più strutturali. «Bisogna rilanciare la scuola se si vuole rilanciare l’Italia». Il punto è che la perentoria e roboante dichiarazione (“entro il 28 febbraio”) è stata rilasciata troppo a ridosso dei guai provocati nella maggioranza dall’affaire legge-pro-Berlusconi. Renzi si è assunto le responsabilità di quell’articolo spuntato dal nulla alla vigilia di Natale (quello che avrebbe cancellato la condanna del Cavaliere e gli avrebbe permesso di ricandidarsi) pensando di mettere a tacere la questione e, contestualmente, ha spostato l’attenzione sulla riforma scolastica. Ma può darsi che mi sbagli e che il mio dubbio sia frutto del pregiudizio o di un’analisi politica completamente sballata. Può darsi, certo. Ma può darsi pure di no.
TONY SACCUCCI
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